Roberto Lumuli Gaudioso – squittii

Friedel Dzubas – Sounding (1962)

Roberto Lumuli Gaudioso, autore napoletano nato negli anni ‘80, è poeta, traduttore e studioso di lingue e letterature.
Le sue ricerche si riflettono sulla sua scrittura poetica, nella quale mescola l’italiano al tedesco, allo swahili e allo spagnolo: una poesia davvero ricca di stimoli e di rimandi e ne è una prova questa raccolta intitolata squittii, uscita nel 2020 nella collana Intrecci di Oèdipus.
Scrive Iaia De Marco nella sua postfazione intitolata Il canto di un topo:
“Roberto mi ha raccontato che il titolo per questa sua raccolta di canti gli è venuto in mente dopo aver letto che i topi cantano, sebbene con una frequenza di ultrasuoni troppo elevata (superiore a 20 KHz) per essere udita dall’orecchio umano.
Una frequenza che si colloca a metà strada tra il canto e il fischio, tra il rumore e il silenzio, tra l’arte e la tecnica, tra la straordinarietà e la quotidianità, tra l’arte e ciò che arte non è, ossia la vita.
Leggendo le poesie, l’ispirazione dell’autore è immediatamente rintracciabile nella declinazione plurilingue che ne complica i versi, rendendoli – a tratti – impercepibili, se non al costo della traduzione interlineare a piè di pagina.
Eppure, tali intersezioni non sortiscono un risultato in difetto, perché il genio creativo sfrutta intensivamente l’intransitività della parola poetica, combinando suoni e ritmo portatori di comunicazione non convenzionale. […] L’intera raccolta è attraversata da un’alta tensione all’oralità, quale naturale esito della parola-pensiero che vuole farsi suono. Questa sensibilità è stata propiziata, credo, anche dall’esperienza della recitazione pubblica di versi maturata in Africa. Voci in luogo di occhi, ascolto invece di lettura, canto, danza, rito collettivo.”

Di seguito una breve selezione di testi tratti da squittii.

Da prologo:

il mio sistema immunitario un’insidia è
per il mondo lo disintegro pian piano
un rivolo magmatico scava vene e arterie
che goccia a goccia il mare si faccia sangue
la terra carne roccia ossa atmosfera respiro
tradurre per me in me non senza eruzioni
e bradisismi perdono resto noncolpevole
con la mia colpa viva un tempo arriverà
a spazzar via le distanze io il mondo

* * *

Da dal nord del mediterraneo:

brucia la luna
la preda caccia l’aguzzino
lo schiavo aizza il padrone
secche sull’oceano solare
prosciugano il fuoco
e tu
con tanta rudezza ti radi
con tanta delicatezza mi spezzi le ossa
la morte ci troverà tonici e idratati
ad immagine e somiglianza
tanto gretto il seme di dio

* * *

crescono possono nemmeno una parola
lingua sotterrata
ritrovata ferrosa silenziosa
grido manganello
pianto sovrano
senza corona sadico
né fame né guerra né pace
aperti i solchi delle mani
non stringiamo né verità
né necessità
vene pulsanti damu (1)
si richiudono su me

scintillante il mio corpo di sogno
lancio le mie radici al cielo
fiore di verità fiore di libertà

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(1) Swahili: sangue

* * *

Da dal sud del mediterraneo:

s’annoda jacaranda
volver en mayo (2)
siviglia è fiorita
fino a lubumbashi
nelle strade di mbeya
gambe mie ferite e consolate
sevilla para herir
mbeya para herir
lubumbashi así (3)
ferito e ammaliato
alla tua ombra il mio naso
intreccia terre occhi
ubriachi un labirinto
mezcla en su sangre
mezcla de tierra (4)
assetata di sangue
fior di jacaranda
per il tuo colore
verso sangue alle tue radici
mto wa damu unatiririka (5)
le ferite narrano di terre
a sevilla a lubumbashi
tambíen a mbeya (6) inatiririka
damu kama linachakarisha

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(2) Spagnolo: ritornare in maggio.
(3) Spagnolo: Siviglia per ferire/Mbeya per ferire/Lubumbashi così.
(4) Spagnolo: mischia nel suo sangue/miscuglio di terra.
(5) Swahili: fiume di sangue scorre.
(6) Spagnolo: a Siviglia a Lubumbashi/anche a Mbeya.

* * *

dio non conosce le tue preghiere
immerse in valle di nulla
grida dissonanti di periferie
se gridi mi sentirai anche in questa vallata
e s’agitano si muovono in chiesa
come animali in recinto
nuovi recinti più sottili e più solidi
per sfogare la nostra animalità
avvilito corpo dal possesso
l’amplificatore della preghiera incita
a battere picchiare distruggere
ciò che non è conforme non civile bestia ignobile sotto i calci
un coro dei propri corpi possedenti trilla
danza ma non viene sopraffatto
come chi scrive a margarete
il bello non è buono

* * *

Da transcorrere:

scagliata onda
su scoglio spuma
d’onde e vento
sento
kuchakarisha (7) de lu rusciu
lu jentu y (8) bahari (9)
luz contra viento (10)
mwamba contra mwanga (11)
voz (12) contra jentu
s’arrevote l’albore
danza di radici al cielo
luna al vulcano
fuoco a mare
radici a mare
al cielo radici
fuoco alla luna
cratere a mare
cratere a cielo
nudi gli zigomi
sono nudi danzano
voz contra jentu
labbra contra sabbia
s’abbrucia e divampa
grane a grane de rabbia
lingua mia iliyo sikio
y damu (13)

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(7) Swahili: frusciare.
(8) Spagnolo: congiunzione ‘e’ per tutto il testo.
(9) Swahili: mare.
(10) Spagnolo: luce contro vento.
(11) Swahili: roccia contro luce.
(12) Spagnolo: voce.
(13) Swahili: che è orecchio e sangue.

(Roberto Lumuli Gaudioso, squittii, Oèdipus, 2020)

Roberto Lumuli Gaudioso (Napoli, 1984), assegnista di ricerca in Letteratura Swahili (Università di Napoli “L’Orientale”), redattore delle riviste internazionali Swahili Forum e JALaLit (Journal of African Languages e Literatures), e della rivista italiana Smerilliana – civiltà poetiche. Ha vissuto a Pozzuoli, Napoli, Dar es Salaam e Berlino. Le sue ricerche sono sia bibliografiche che sul campo, condotte per lo più in Tanzania, Botswana e nella Repubblica Democratica del Congo. Le sue ricerche comprendono la poesia moderna e contemporanea (orale e scritta), le lingue africane, la traduzione letteraria e l’estetica e l’ermeneutica del testo. Come traduttore e studioso di letteratura pubblica su diverse riviste nazionali e internazionali con particolare attenzione al poeta tanzaniano Euphrase Kezilahabi, alla poetessa austriaca Ingeborg Bachmann e a Giacomo Leopardi. Nella sua scrittura utilizza diverse lingue, non solo come sintomo del suo abitare, ma anche come futuro potenziale. Le sue raccolte poetiche: Camere Contigue (2008) e le due opere parallele con tavole di Emanuele Gregolin Precessione e Faglie (2014). Con Gregolin ha realizzato anche un libretto d’arte DNA (Osnago 2012, Pulcinoelefante). Nel 2015 ha iniziato un progetto attraverso di te con l’artista Mariangela Levita che ha dato come frutti un quaderno di lavoro (con testi di Angelo Trimarco e Mimmo Grasso, ed. Giannini 2016), un site-specific in un appartamento abbandonato nel centro di Napoli, e un video realizzato da Ivan Specchio con musiche di Domenico Crisci. L’opera attraverso di te è in continua fase progettuale, avendo un carattere fluido, si muove tra le lingue e i generi; per ora è stato parzialmente tradotto in tedesco e presentato al Sübkültür di Bayreuth.

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