Guido Garufi – Non esiliarti (poesie 1972-2022)

Thomas Hart Benton – Wheat (1967)

Cinquant’anni di scrittura, raccolti in un solo libro: è Non esiliarti (poesie 1972-2022) di Guido Garufi, uscito nel 2023 per Arcipelago itaca nella Collana Sorgiva, che ospita riedizioni di volumi di poesia e altre produzioni speciali.
Nel risvolto del volume c’è una breve nota di Giampiero Neri, il quale scrive: «Le poesie di Guido Garufi, che qui si raccolgono sotto il titolo di Non esiliarti (poesie 1972-2022), sono per ogni aspetto poesie del Novecento, figlie di quel secolo che è stato chiamato “secolo breve”. Queste poesie sono come giovani sorelle che si rincorrono e si richiamano nei loro giochi in giardino. Dobbiamo tenerle preziose perché, oltre il loro contenuto di senso, sono la testimonianza di un’epoca a cui tutti hanno pagato un contributo di lacrime e di sangue. Di questo rendono giustizia, dell’uso delle parole, della loro particolare intonazione, della loro specificità.».
Siamo di fronte a un’auto-antologia ed è lo stesso autore a descrivere il senso e la natura del libro. Scrive infatti Garufi nella sua nota in calce ai testi: «Il disagio di un libro che riassume un lungo tragitto sta anche nella esclusione di alcuni testi e nella scelta di quelli che sembrano in apparenza più esplicativi o “rotondi”. Rimane tuttavia una zona d’ombra che è quella del rifiuto strategico di versi in incognita per l’eventuale lettore. Eppure proprio questi “sconosciuti” (più illustri per chi scrive di quelli pubblicati) costituiscono una “voce fossile” più viva e sono il terreno senza il quale gli eventuali “fiori” (?) non sarebbero stati colti o avvistati. Questo non detto e non pubblico che è la propria vita è, in verità, il fondamento di ogni altra lettera e dell’unico libro che l’autore sempre, e senza sosta, “percorre” nel cammino della propria esistenza. Così, ciò che “appare” al lettore, non è allora che un canzoniere minore, una conversazione presunta durante il viaggio della scrittura e quest’ultima non avrà la velleità di indicare dei significati, ma unicamente senso e direzione, magari tramite un “rumore di fondo”, un suono che sia “figura” comunque annebbiata ma intuibile dello scriba e di una visione spesso interrotta o intermittente del mondo.».
Il libro è poi corredato di un’antologia critica che comprende testi di Mario Luzi, Vittorio Sereni e Giovanni Tesio.
Guido Garufi è di certo un autore importante: alla sua poesia hanno dedicato la propria attenzione nomi importanti della letteratura italiana del novecento. È quindi un autore da riscoprire e da rivalutare e bene ha fatto l’editore Arcipelago itaca (marchigiano come Garufi) a riproporlo con quest’opera dalla quale, di seguito, Tragico Alverman propone alcuni testi.

Da HORTUS (1981):

***
Per carestia per polvere che imperversa
qui sostanziata in altre forme
per il vento serale che squassa
non più adesso qui ora questa vicenda
ad infinitudinem in riduzione
la vicenda nostra con le braccia distese
in riduzione di non essere.

Diverso opposto contrario:
contraddizione postulante l’idea,
semantica dell’attesa di versi in limine
sulla proda battuti questi versi
brillati per astra non sorti
per me per te semmai per le grida lancinate.

Opacità di dire di significare
di ripetere all’occasione idem
se c’è spinta se c’è la perfettissima
attesa, se il vuoto che scava perfettissimo
lascia qualcosa tra le dita.

§§§

Da CONVERSAZIONE PRESUNTA (1989):

OGNI VOLTA

E che più ancora?
Probabilmente uno sforzo inumano
un conato vicendevole
un avvicinamento alla ennesima impotenza.
Poi (guardando i rai sotto le ciglia):
debbo riamarti così, mia ombra, mio
sorriso, mia storia di nulla
e adagiarmi per sempre sulla terra
arida о brutale.
Ma appena passi tu, о il mio sguardo
ti sorpassa, si sfalda un desiderio
si fa nebbia inestricabile
indicibile a dirsi о a mostrarsi.
Le tue pupille grigioazzurre
mimano bene una strana infinità
di altre ombre, si confondono con queste.
Poi non è che il vuoto
о il sordido budello senza fine.

§

EPIGRAMMA OCCIDENTALE

Per una raggelata consuetudine di loti-limoni
giungendo alla fine del confine dell’oriente
non si vede neanche qui proprio niente e pensare
che ci avevano parlato di mare e giardini di
mandarini mentre tutto sia detto si sgretola
costantemente e il verso non basta e il corpo
non basta о mia soave geisha con la seta о
con i jeans e neppure tu mio dolce lare appostato
con altri bonzi-bonzetti mentre suona la radio.

§§§

Da CANZONIERE MINORE (1997):

***

Ora si avvicina
proprio ora che se ne va
quando scende l’ombra
dalle scale, alle prese con te
alle prese di me

(fugge e sventola sul balcone).

Ammesso che sia così il racconto:
il limite della frontiera
qualche altro dio da ricercare.

§§§

Da LO SCRIBA E L’ANGELO (2003):

NON ESILIARTI

Non esiliarti tu
né il tuo vero libro
quello celato a tutti
quello interdetto
o che credi deriso.

E non curvarti sulle spalle
non annodarti le mani
non camminare rapidamente
rasentando i muri.

Tu non fuggire da te stessa
non guardare in basso
non farlo mai.

Siano gli altri piuttosto
pronti a parlare
di un giogo invisibile
se appare netto lo scatto
della tua libera convulsione
se leggono oltre il capo reclinato
oltre il dolore dell’orfanità
la tua scrittura genetica
la tua aperta natalità.

§

UNA MODESTA MELODIA

Cercammo a lungo non il tuono
non il rombante suono del ciclone che sovrasta
e che incombe nel nero turbinìo
ma una piccola e modesta melodia
in minore e quasi sottovoce…

Ma anche questo era improbabile:
troppo schiamazzo intorno
lancinanti urla, aguzze schiere di traditori
bande di ignavi, sodomiti, altra marmellata nei pub
e qualche assatanato copy
forsennato nella sua réclame.
Se la musica si interrompesse
quale il luogo del silenzio quale la voce
più о meno clamante nel deserto?

§§§

Da FRATELLI (2016):

UN VENTO

Vento dell’oltretempo che riporti la voce degli assenti
e tu rosa mistica e pristina col tuo nome misterioso
e tu placida acqua marina, tu plàncton fosforescente
che scendi giù dal pino, tu animosa acqua e fiato
gemelli dell’amore troncato
e anche Tu che sei nel cuore e i battiti sorvegli
e a soprassalti mi svegli nella notte
e voi presenze angeliche o piccoli oggetti
foto, totem, preziose nostalgie, frulli…

§

SFOLGORA PAZZAMENTE

Sfolgora pazzamente un universo solare incandescente
dove uomini e donne mutano sereni la lingua
e più giù ancora senza posa le madri lavano il tessuto
dalla fonte da cui parte una freschezza inedita e giocosa.

Eccoci qui, tutti convocati, tutti uniti
in una sola direzione, nel medesimo ciclo
di attese e di stupori…

Ma cos’altro ti aspetti bambina o Sibilla imprevedibile
sorriso ingenuo e universale
cosa vuoi dirci ancora se da te esce un luccichio
un plancton senza lingua e pura luce?

§§§

ECCO TUTTO

Per chiare luci per distese interminate
tra sabbia о rifrangenze prossime о lontane
о ancora tra le rupi, nulla proprio nulla
se non il tuo segno e il sigillo che tu volesti
regalarmi о un dono incomprensibile tenuto
nel segreto tra culla e astiosa maturità.

Ecco tutto: più tardi ferito più tardi abbacinato
da sangue e morte che sembravano gemelle
о la misteriosa croce verticale sulla quale
la madre piange ogni figlio disperso
о la sirena che tra aria ed acqua si dibatte

e cerca altra voce о richiamo
altra canzone о canto in una lingua
più prossima alla vita a questa nostra
balbettante voce, tra pianto e ilarità.

§§§

Da COSMOGONIA DOMESTICA STELLARE (inediti):

SULL‘ACQUA

Acqua, acqua ancora, vita per acqua
morte per lo stesso liquido vitale
che dal grembo cresce un suo fatale
sbocco nel tempo cerca o avvista
in lontananza un faro che dalla casa doganiera
si accende e intermittente
come il cuore sobbalza…

Parola e profezia sono una cosa
che nella poesia convergono
come il mortaio che l’alchimista pesta
finché l’anima risorga dal metallo
tra scintille o tra lontane stelle
faville, glosse scritte ai bordi della pagina
cifre che solo quella musica eguaglia
eppure non ha lingua è solo luce
di fiamma o fiato incandescente
Pneuma, l’inizio del Mondo.

Io qui resisto, sono un antico scriba provinciale
copista che ciclicamente rinnova lo stesso
Proto senza inizio né fine, guardo le miniature
che sfolgorano come quelle di Franco Bolognese
esse sono lì da sempre, come le lettere e
quei versi, orme sulla riva…

(Guido Garufi, Non esiliarti (poesie 1972-2022), Arcipelago itaca, 2023)

Guido Garufi (Macerata, 1949) è autore di saggi e monografie relative al Novecento, tra le quali gli studi su Pascoli, Montale, Gozzano e Campana. Ha inoltre pubblicato saggi di estetica e metodologia critica, come Il tempo, il labirinto e la scrittura e altri improntati sul registro stilistico, simbolico e psicoanalitico ed ancora numerosi interventi su autori del secondo Novecento. È stato redattore di alcune riviste come “Punto d’incontro” e con Remo Pagnanelli ha fondato e diretto la rivista “Verso”. Per la sua terra ha di recente pubblicato una importante antologia: La poesia delle Marche. Il novecento e oltre. Ha pubblicato le raccolte di versi Hortus, Conversazione presunta, Canzoniere minore, Lo scriba e l’angelo e Fratelli, che è risultato finalista al “Camaiore”, al “Biella” e al “Montale”. Recentemente, per Affinità elettive, è uscito il romanzo Filigrane – Canzoniere apocrifo. È tradotto in spagnolo da Emilio Coco e in Inglese da Desmond ‘O Grady. A sua volta ha tradotto alcuni autori latini per Bompiani. È presente in numerose antologie tra le quali Il pensiero dominante, uscito per Garzanti, e la Storia letteraria, parte contemporanea (UTET). Ha scritto testi, in qualità di autore, per RAI3 e Canale 5 e per molti anni ha collaborato con “Il Messaggero”.

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