Danilo Mandolini – Anamorfiche

1976-2-254
Josef Albers – Abstract (1940) 

Dire Danilo Mandolini equivale a dire Arcipelago Itaca, la casa editrice da lui fondata e diretta che, come recita il motto contenuto nel logo, è “La piccola editoria che dà vita alla poesia”.
Mandolini, che ha alle spalle una lunga carriera nel settore marketing e vendite, ha avuto qualche anno fa la nobile e un po’ folle idea di lanciarsi nell’editoria, puntando a un catalogo incentrato sulla poesia.
Nel giro di pochi anni Arcipelago Itaca è riuscita a conquistarsi un proprio spazio di tutto rispetto nel panorama delle case editrici italiane, grazie al lavoro di Mandolini e dei suoi redattori.
Ma Danilo Mandolini è essenzialmente un grande appassionato di poesia, che la poesia, oltre a pubblicarla, la scrive: prova ne è questo Anamorfiche (Arcipelago Itaca, 2018) che raccoglie testi composti tra il 2012 e il 2016.
Scrive Mandolini nelle note a margine della raccolta: “Il titolo rimanda alla tecnica denominata “anamorfosi” che nelle arti figurative è la rappresentazione di una scena in deformazione prospettica; questo: per far sì che la visione corretta della stessa scena possa avvenire solo da un punto di osservazione diverso da quello frontale. La scelta del suddetto titolo vuole contribuire ad evidenziare la convinzione, forte in chi scrive queste note, che tutti gli eventi che determinano la realtà hanno un numero infinito di possibili interpretazioni, di minime e minimali componenti e sfaccettature ‒ mai tutte completamente percepibili ‒ che tra loro, a volte anche paradossalmente e grottescamente, spesso risultano essere sovrapponibili o intersecabili. Albert Einstein ‒ è qui utile ricordarlo ‒ ebbe modo di affermare: «La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente».”
L’osservazione del quotidiano: le strade, il traffico, la metro, i rumori, la pubblicità, gli sguardi delle persone, tutto viene filtrato attraverso la lente di Danilo Mandolini e riversato sulla pagina con un linguaggio essenziale e incisivo.
Nel libro, a corredo dei testi, vi sono nove immagini dell’autore dalla serie Cuttings.
Di seguito una breve selezione di testi da Anamorfiche:

backstage #1

Alla fine, giocando spesso con noi,
anche lui cominciò a credere che
tutti i pomeriggi avevano
una corteccia
(scura, sempre la stessa)
che di sé viveva, che
al sole cambiava colore e che
pronta si attivava
(un lieve ronzio la frenesia)
per intercettare e inseguire
le ombre tutt’intorno
che impreviste arrivavano e
ritornavano.

È così!
È cogliendo e osservando
questa minima dinamica
che si può vedere il tempo
nel lampo breve in cui
atteso giunge
e oltre, poi,
di nuovo,
svanisce.

(del resto,
è proprio avvistando ombre
sconosciute che ripassano
davanti alla stessa stella
che gli astronomi moderni
individuano altri
discosti mondi
e universi)

* * *

Cigolano gli anni avanzando,
quasi sussurrano passando
sotto l’ampia volta in ombra
che ogni singola presenza ‒
ogni singola vita ‒
inconsapevole delinea.

E un segno lasciano,
questi spazi colmi di tempo;
lasciano
come una traccia lieve per dire,
per rammentare che a lungo
anche nel moto dell’aria persiste
lo stesso arrancare degli anni,
lo stesso esiguo clamore
che torna
dopo aver compiuto
(incolume cometa)
un’orbita completa.

* * *
[aspiro a conoscere a fondo,
fino in fondo,
l’essenza ultima e vera
d’ogni stupore.

Dove dimora, dove si sofferma,
verso dove, o chi, o cosa
si muove, l’eco che fa ‒
se ne fa, se s’ascolta ‒
dileguandosi.

(che pace, però,
qui)]

* * *

Il cielo è reciso
e basso
davanti allo sguardo.

Due palazzi vicini
quasi si toccano coi tetti;
d’improvviso aprono
un varco senza voce.

Un gruppo di bambini passa.

Mi sfiorano correndo.
Con i volti sospesi
ridono
senza ridere.

Conducono la brezza.

* * *

backstage #2

(il ritorno dalla Germania
fu un sogno che durò
il viaggio d’un’estate;
un sogno ricorrente,
un incubo battente in cui
trafelato rosolava patate
nei crateri incandescenti
scavati dalle bombe alleate
appena esplose nelle fabbriche)

A volte sento ‒
mi pare di sentirlo; sì, lo sento ‒
il tintinnio che le sillabe fanno
quando in bocca compongono
parole da scandire oltre; quando,
nell’intenzione
di comporre parole
le sillabe tracciano,
nascoste alla vista,
il solco nel quale più luoghi
abissali si dileguano
scivolando precisi.

(quale tintinnio?
Quali parole, dopo?
Quali frasi avrà mai pronunciato
una volta ritornato a casa
in luglio, a piedi dalla prigionia,
con indosso il cappotto rubato
alle guardie del campo?)

* * *

Appena raccolti e messi
al sicuro i volantini, breve
risuona alla porta il sussulto
elettrico del campanello.

È la seconda volta
in un mese che BOFROST
si ferma a casa mia,
che si affaccia dal cancello
proponendomi,
con discrezione, pesce ‒
surgelato, è chiaro ‒.
A dire il vero chi è che passa
è un giovane che, a differenza
di me, non palesa dubbi; non un ”se”,
non un ”ma”.
Anche io potrei, pensandoci bene,
offrirgli qualche cosa
in cambio o a pagamento.
Ho così tante parole raccolte
in freezer, conservate lì assieme
a tranci spessi di polvere.

(l’etichetta precisa, indica che
la confezione è in involucro
unico, trasparente;
il suo contenuto è dunque,
sempre, pronto all’uso.

Sottovuoto fatto a mano
come per magia da SILVER CREST)

Danilo Mandolini è nato a Osimo (AN), dove vive, nel 1965. Ha pubblicato, in versi: Diario di bagagli e di parole (1993), Una misura incolmabile (1995), l’anima del ghiaccio (1997), Sul viso umano (2001), La distanza da compiere (2004), Radici e rami (2007) e A ritroso (2013), che raccoglie un nucleo di inediti e ‒ per ampi tratti rivisitata ‒ anche una vasta selezione di testi da tutta la precedente produzione. Sue poesie e suoi racconti brevi sono apparsi in antologie, riviste e blog letterari. La sua opera in versi ha ottenuto riconoscimenti in numerosi Premi letterari italiani. Nel 2010 ha ideato ed iniziato a curare “Arcipelago itaca”: un progetto di diffusione della poesia contemporanea e non solo che nel frattempo è divenuto anche casa editrice (www.arcipelagoitaca.it). Per Arcipelago itaca Edizioni, oltre ad esserne il titolare, è responsabile di alcune collane.

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