Laura Cingolani – Mangio alberi e altre poesie

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Manfred Kuttner – Schreibmaschine (Typewriter) (1963)

Mangio alberi e altre poesie (Edizioni del Verri, 2019) di Laura Cingolani è una delle raccolte poetiche più originali e stimolanti tra quelle che sono giunte al Premio Bologna in Lettere 2020 e anche una delle più apprezzate dalla Giuria, tanto da meritarsi il secondo premio nella sezione Poesia edita.
Qui il link del video con il contributo di Laura Cingolani a Bologna in Lettere 2020 – Il festival online.
Ho avuto il piacere di scrivere per l’occasione una nota di lettura sulla raccolta di Cingolani; quello che segue è un breve estratto, per accedere alla nota completa questo è il link
“La prima sensazione che ho provato leggendo Mangio alberi e altre poesie è stata quella di trovarmi di fronte a un libro scritto a mano, anzi: a un autentico manufatto.
Laura Cingolani, in questa sua raccolta, sorprende il lettore in quanto mette in discussione l’idea di scrittura, del fare scrittura, intesa dapprima come pensiero e poi come azione.
Sorprende ancor di più, poi, considerando che questa è l’opera prima di Cingolani che pure, occorre dirlo, non è un’esordiente che sbuca dal nulla, ma ha alle spalle un percorso di ricerca e di esplorazione su poesia lineare, sonora, performativa, visiva, elettronica, come indicano le succinte note biografiche riportate sulla quarta di copertina.
Ma, a prescindere dalla storia personale dell’artista, aprendo il libro e sfogliandone le pagine l’effetto scuote, il colpo è già assestato, la sorpresa ha provocato una reazione deflagrante.
Cingolani, si diceva, mette in discussione l’idea di scrittura e lo fa usando un oggetto che per banale gusto della classificazione potremmo definire vintage: la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22, che compie 70 anni proprio in questo travagliato 2020.”
Di seguito una breve selezione di testi da Mangio alberi e altre poesie:

O vedi tu inclemente e mai sazia
natura che mi riprendi e mi rigiri come un
crampo nella più poca luce e dalla sera

vedi di rigirarmi ancora un poco per la
notte e di rifarmi da sirena, un po’ com’era
pell’infanzia la dormita e più profonda

volgo la mira e più discendo nelle terre
e non mi tolgo che all’oscura vela
per poi salpare dove capita che sia

perché mi va che la potenza mia
nulla più possa e che le ossa
bàcino il mollo duolo e delle risa

* * *

Sono cieca di te
vedi, ho un sole
negli occhi e sono
cieca. Ma so
esattamente cosa
tu stai mirando
ora, questo mio
sguardo cieco e
luminoso è molto
raro. Nulla
comunque ti dirà
di me, solo un
paesaggio franco e
colorato, un
cielo a pennellate di tramonto
con la sua terra iride chiara tutta
sospesa, spianata, affastellata
la palla ap-
pena rosso che fa un tondo
laggiù nel fondo

* * *

Pago il mondo a
rate, rate come
schifo a Roma, schifo
come la mia password

oro come
oro e merda, merda
quale totemico fiore

fiore come col gambo a testa in
giù, giuro che se lo
dico non lo faccio, faccio
quello che posso e ancor di

più: più mi tradisco e più
lo ritrovo, trovo che
questo sia molto hm:

rata della dolcezza
rata della fierezza
rata degli occhi
blu. Rata dell’inte-

rezza, rata da una
carezza, pagami almeno
tu

* * *

Occhi come ciliegie mi tradivano all’
ascolto regalandomi un leggero
mal di pancia mentre di
nuovo sul piatto e freddo della bilancia
non piango più come solevo
le notti dell’estate snella e
trucidona, bensì rido, rido
e mi stanco, appoggiata un po’ di
sguincio alla poltrona

* * *

Le tue parole non sono mai
state rifugio dal vento furioso per me
o forse sì, ma solo alcune
volte e nemmeno le

mie parole mi danno
rifugio adeguato dal freddo rigore, anzi, semmai sono sempre
un luogo stato speciale dal quale
partire violentemente e ripida

scalare la tempesta

* * *

Immagine
Laura Cingolani –   Spingo un testo all’avanguardia  (da Mangio alberi e altre poesie, pag.72) 

Laura Cingolani vive a Roma. Esplora poesia lineare, sonora, performativa, visiva, elettronica. Conduce laboratori di poesia e arteterapia. La raccolta Mangio alberi e altre poesie – finalista al Premio Nazionale Elio Pagliarani nel 2015  e al Premio Arcipelago Itaca nel 2017– è la sua opera prima. Il libro si è classificato al secondo posto al Premio Bologna in Lettere 2020 nella sezione Poesia edita.

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