Lina Salvi – Del deserto

Aleksey Savrasov - Dawn in the desert (1852)
Aleksey Savrasov – Dawn in the desert (1852)

Uscita nel giugno 2017 per puntoacapo Editrice, nella collana Altre Scritture, la raccolta poetica Del deserto, di Lina Salvi, non è il reportage di un viaggio vero e proprio, piuttosto un percorso all’interno della memoria.
Il tema del deserto è sempre stato, per sua stessa ammissione,  assai caro all’autrice, la quale, nella nota a conclusione dei testi, aggiunge poi:
“Lo scrivere è stato un vero viaggio nel deserto, in un percorso allucinato, metaforico ma reale. Proprio perché da iniziale percezione di un sintomo si è mostrato nella sua nudità e verità, come frammenti di un tempo passato, ma eternamente presente. È diventato per me scandaglio nella memoria di luoghi e persone; di vuoti e presenze. Occupavo il tempo girovagando tra luoghi della vita e della morte in un continuo intrecciarsi di ricordi personali, di osservazione di quanto accadesse intorno. La scrittura è stata punto di osservazione, privilegio di luoghi scarni e desolati, il deserto come punto di arrivo e di partenza, di chiusure e aperture.”
Nella postfazione dal titolo La calma violenza del deserto scrive invece Elio Grasso:
“Irrompe l’estensione di ciò che Lina non ha mai voluto dire, la segretezza dell’esperienza mortale. Il deserto ora non ne comprende la sostanza, non vi si sottomette, anzi diventa guida sodale ed efficace per un De profundis appena nato. È negli strati bassi della calura che si possono avvertire le anime partite, da questo dipende il dialogo che sopraggiunge e che fa dei versi resistenza concreta. Dal deserto si vede Milano, è la loquacità del mondo a far sì che nel molteplice ci si ritrovi. La perseveranza è tutto, sembra dirci il libro. E non si poteva intendere diverso itinerario, per non contrastare la natura che arriva sempre ad aver ragione di tutto. E nel fondo del fondo, si può ancora dire con le parole di chi nel carcere aveva scritto: Revolution, ma todo bien. È questo il cortese, a tratti angosciato, scorrere della suite di Del deserto.”
Di seguito una breve scelta di testi da Del deserto:
*

Del deserto non ha voglia
la signorina dolce-morte,
dissimula un pungolo del sangue,
quel sabato mattina sul monte
all’alba-tramonto, a precipizio,
sul sentiero gelato, sul Jebel Rum.
Si raccolgono del bosco
alcune spore, rami secchi,
gusci scavati, vermi, misere
forme di sopravvivenza, esistenza
del nero adamantino.

§§§

*

Con palle di fuoco ho assaltato
una rocca, con le parole di Emily D.
con il fucile carico, l’allegro-malvagio
mantiene il suo scrigno, non so
cosa cercare in strade di eterni
carnevali, signori impazienti
nonostante le rose, per cellule anomale.
Tende di lana scura punteggiate,
sete, tempesta di sabbia,
vigile rassegnazione, sul bordo
inferiore del labbro,
quel sorriso dolcemente a scavalco,
dal deserto al tiglio del giardino.
Nell’inverno uno sterco di animale,
inclinazione alla verità puntuale.

§§§

*

Comincio dal viola, dal colore del sonno,
salvo il tuo nome e ogni albero per amico,
le lucciole rincorse in giugno, riso e ciocche vermiglie.
Comincio da un gesto che porta a dormire,
in principio un lascito leggero, per ogni parola
sepolta, dimenticata, che nemmeno
l’inverno avrebbe voluto.
Poi, lo scompiglio dei sassi,
un colore che non so dire.

§§§

(osservando il quadro di F. Bajec, La Danza di Ubu)

Devo guardare in alto per sentire che è vero,
più vero del bianco, dove il gelo scava nel pianto,
e resta in una danza, lungo il vortice di un prato.
Stare lì, più vera, in una magliettina verde latte,
in quel sorriso ad ore, nella Danza di Ubu.

§§§

*

Nel piccolissimo cimitero della mente
la notte si rincorrono croci, almeno quattro
ad una ad una, almeno a loro, assegno un nome,
in quello stare spalla a spalla,
in una terra di bruma già secca.
Offrire l’occhio malato, un segno
che non dà pace, in un miglio lontano,
in un vivido infinito argento.

§§§

Altro deserto

Uscito di carcere il marocchino
vestito da bambino, dopo lo sciopero
della fame, della sete, dopo senza i piedi

non uno sconto di pena per gli anni
di galera,

dopo era,
per un tempo di pace vegetale,

durante l’ora d’aria
alla famiglia aveva scritto:
Revolution, ma todo bien.

(Lina Salvi, Del deserto, puntoacapo Editrice, 2017)

Lina Salvi (Torre Annunziata 1960) vive e lavora in provincia di Lecco. In poesia ha pubblicato, oltre che su varie riviste letterarie (La Mosca di Milano, Il Segnale, Gradiva, ecc), le seguenti raccolte: Negarsi ad una stella (DialogoLibri, Olgiate Comasco 2003, prefazione di Giampiero Neri), Abitare l’imperfetto (La Vita Felice, Milano 2007, prefazione di Gabriela Fantato, Premio Donna e Poesia 2007, finalista al Premio Baghetta 2008); Socialità (Edizioni d’If, Napoli 2007, Premio Miosotis); Dialogando con C.S. (Premio Sandro Penna 2010 per inediti, pubblicata a cura del Premio, Edizioni della Meridiana, Firenze 2011, prefazione di Elio Pecora); Lettere dal deserto, con un’incisione di F. Giudici (Fiori di Torchio, a cura del Circolo Seregn de la Memoria, Seregno 2014). È presente in diverse rassegne antologiche, tra cui la più recente, Il Rumore delle Parole, a cura di G. Linguaglossa, Edilet, Roma 2015. Sue poesie sono state tradotte in lingua rumena e pubblicate sulla rivista Poezia di Bucarest. È vincitrice del Premio Astrolabio 2016 per la sezione inediti.

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