Marco Colletti – La Materia non esiste

Enrico Prampolini – Intervista con la materia (1930)

Arte visiva e scrittura convivono da sempre nell’attività di Marco Colletti: poeta, critico, curatore di mostre e artista digitale
La sua ultima raccolta poetica, dal titolo La Materia non esiste, è uscita nel marzo 2024, pubblicata dall’editore La Vita Felice nella propria collana di poesia italiana contemporanea Agape, diretta da Diana Battaggia.
Le note di presentazione dell’editore ci introducono nella raccolta di Colletti: «La Materia non esiste è una raccolta di cento componimenti, ispirata dal sogno o forse dall’inganno per i quali, al di là delle apparenze, ci muoviamo negli interstizi vuoti lasciati dalle infinitesimali particelle individuate dalla scienza. Questo viaggio nella trasparenza delle cose è una sospensione salvifica dal nichilismo generato dal deserto di sentimenti e affetti a cui la vita ci sottopone. L’amore stesso è, per il poeta, materia e come ogni sentimento umano ha un suo peso specifico, fatto di pensieri imprescindibili dalle sensazioni fisiche. Al suo attraversamento e poi al suo sfaldarsi è dedicata la sezione centrale di poesie d’amore Cor, da cui tutto il resto si sviluppa. La prima sezione è Mens, il cui tema è lo sbigottimento di fronte alla consapevolezza del vuoto nel reale. La terza e ultima è Sensus, dedicata alle emozioni sensoriali che si liberano in suono al di là del significato come via di salvezza. Conclude la silloge una postfazione dell’autore.».
L’immagine di copertina del libro, intitolata The Milky Way III, è una stampa fine art su supporto di alluminio ed è opera dello stesso Colletti, a riprova di quanto si diceva all’inizio.
Proprio dall’osservazione di questa immagine parte la prefazione dal titolo Il dolore della crisalide, nella quale Annelisa Alleva scrive: «Guardo quella che sarà l’immagine riprodotta sulla copertina della raccolta di poesie di Marco Colletti, intitolata La Materia non esiste. Si tratta di un’immagine creata dal Marco artista digitale, autore di collages metafisici: l’immagine non è reale, e sembra voler affermare proprio la sua irrealtà. Su un’imbarcazione bianca, preziosa, sono poggiati Nettuno, dio delle onde in questo caso lattee, con un tridente in mano, e Cerere, divinità materna della Terra, che si sfiora un capezzolo. Sembrano fare uno da contrappeso all’altro per non annegare, ma niente della loro posa lascia pensare che abbiano un peso. La barca, a sua volta, è poggiata su una terrazza piastrellata sbilenca, e nell’aria volano, spinte dal vento, tre mongolfiere, un palloncino a forma di cuore, qualche piuma, e infinite goccioline. Il tutto preannuncia un naufragio su terra, un precipizio imminente, uno sbalestramento, un mal di mare.».
E se la materia non esiste, esiste allora l’arte? Esistono le immagini? Esiste la poesia?
Sostengo da sempre che i poeti non devono dare risposte, ma sollevare dubbi, solleticare pensieri. Nella poesia di Colletti il dubbio è tra materia e sogno ed è lui stesso a dircelo, nell’esergo che introduce la prima sezione della raccolta, Mens e che così recita: «Un giorno scopriremo che o tutto è materia o tutto è sogno. Ed io propendo più per la seconda.».
Di seguito una selezione di testi tratti da La Materia non esiste.

Da MENS:

Se lo specchio avesse un’ala,
forse un angelo la spezzerebbe
e dentro mi scruterei muto, dentro
l’onda del tempo che mi trapassa.
Tutto sento che è inspiegabilmente
compresente, nell’ogni istante
che è già passato e già futuro.
È il nulla che avanza? Quello
degli atomi che hanno il vuoto
dentro, che ci regalano la materia
leggera e non come appare.
Questo viaggio nel nulla mascherato
di visioni, questo viso che è
e non è, quella sospensione
tra le pieghe delle rocce, dei fiori,
del sangue, che è l’anima. Io penso
e al contempo mi distolgo.

§

La Materia non esiste

Mi piace pensare che la materia
non esista. Poter camminare
attraversando la gente, i loro corpi
ricami del nulla, come se nessuno
fosse veramente qualcuno.
C’è in questo sogno un delirio,
che favoleggio essere scientifico:
il poter vedere attraverso il vuoto
degli atomi. Tutto diventa
pesantemente trasparente.
La massa del nulla nella trama
dei rami, che al tramonto svela
l’ocra dei palazzi romani per svelare
a loro volta case, gesti, vite
e infine il cielo che li colora.
E mi accorgo che li dipinge
di puro niente. Mentre sul Tevere
il sole arde ancora lontano,
vedo spegnersi i suoi dardi
nel blu degli spazi e oltrepassarli
il guscio dell’atmosfera.
Ancora oltre, finché i sensi ormai
abbandonati mi lasciano lieve,
come una statua alata, in bilico
sul ciglio di un ponte. Forse è
questa la natura anche degli angeli.

§§§

Da COR:

Siamo rimasti senza spazio,
amanti senza tempo.
A lungo abbiamo cercato
il luogo delle nostre parole.
Abbiamo condito la sera
di sussurri soffocati,
bagnando le labbra del nostro
bianco sorriso. Lenti,
abbiamo riso nel caldo tepore
di un respiro, l’iride appannata
come un cristallo sfiorato
dalla brina. Dentro,
lussureggiante, ci ha bagnato
un buio tenue, vestito
della bianca perla della sera.

§

Oscilla all’amo la ritorta presa,
che ti dibatte nei rintocchi
sommersi dalla consacrata
falsità. Ti dimenerai nell’aria,
screziata dalle schegge dei bagliori,
nell’ultimo esalare dei ricordi.
I dardi della memoria
che ti trapuntano lo sguardo,
la bruma che ti svapora
contro la corona solare,
stai per cancellarti contro
lo specchio del mondo.
Rimarrai un istante, presa e persa,
emersa per svanire, nell’attimo
di stagliarti scalpicciante in aria,
sagoma che s’abbrunisce
nell’abbaglio in controluce.
Il velo che ci divide è ormai
un sipario di porpora vellutata.
In un tonfo senza note ti ha
richiuso oltre ogni plausibilità,
a incenerirti nel silenzio
delle quinte. Meno che il silenzio,
il buio d’ogni voce.
Sai ancora vedere?
Si stanno già pietrificando le sue
spesse pieghe. Sarà la coltre
che ti scolpirò addosso, la parete
che ti porterai sulle spalle o sul volto,
ma io non vedrò, come una condanna.

§§§

Da SENSUS:

Ho letto la mia vita nelle rughe
delle foglie di un’agave panciuta.
E mentre vegliavo seduto sulla
terra obesa è venuto un lampo,
figlio di un Titano, che ha acceso
le bacche secche cadute tra gli sterpi.
Sotto le palpebre una luce improvvisa,
come un baleno nella notte turbata.
Presagi arcani, tristi emozioni
e primigenie creature abitare
nel mio corpo, sotto i peli, sotto
la mia pelle, e vedere il sangue
che scorre pieno di storia, pieno
di uomini. Poi, come nell’alba umana,
si è levato un grido di piacere.

§

Solo le stelle ci salveranno.
Le guardo anche di giorno
fissando l’azzurro che le copre
nel silenzio assordato dal mondo.
E mi astraggo nell’astralità
della loro incommensurabile
lontananza, di quelle luci che
giungono a noi, molte già morte.
Fantasmi sono, che regalano
sogni e voli della mente, l’unica
salvezza che vedo oltre le nubi.
Le sento toccarmeli gli occhi
e danzare nelle mie pupille,
i valzer delle galassie e le loro
musiche celesti. Arcane, a quel
suono tendo le dita e distendo
il corpo nel libro dell’immaginazione.
Passi mi avanzano verso quelle
morte sfere e tacito mi abbraccio
nel morbido morso di un buco nero.

(Marco Colletti, La Materia non esiste, La Vita Felice, 2024)

Marco Colletti vive e lavora a Roma. Laureatosi in Lettere all’Università degli Studi di Roma La Sapienza con la tesi ‘L’immaginario affettivo nelle Familiares del Petrarca’, Relatore Prof. A. Asor Rosa, si occupa da sempre di poesia, critica letteraria con approccio ermeneutico-antropologico e arte contemporanea in qualità di curatore e artista digitale: le sue opere digitali sono poesie visive e le sue poesie visioni. Organizza eventi e convegni letterari ed è redattore della rivista letteraria «Formafluens International Literary Magazine». Suoi contributi critici sono presenti anche nelle riviste «Laboratori Poesia» e «Il Mangiaparole». È art director e illustratore per aziende e case editrici internazionali nel settore dell’illustrazione per l’infanzia.

In copertina: Marco Colletti, The Milky Way III,
stampa fine art su supporto di alluminio, cm
100×75, 2022.

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