Carlo Tosetti – La Crepa Madre

Foto: Andrej Tarkovskij (dalla serie Polaroid)

La Crepa Madre (Pietre Vive, 2020) è il quarto libro di Carlo Tosetti, autore che ama poco apparire e che persegue da anni una sua personale ricerca poetica.
Segue di quattro anni Wunderkammer (Pietre Vive, 2016), una raccolta che avevo particolarmente apprezzato e della quale parlai a suo tempo qui su Tragico Alverman.
La Crepa Madre si presenta con una struttura ordinata e ragionata. Si tratta di un poema, suddiviso in nove canti: ogni canto è preceduto da una breve introduzione in prosa ed è suddiviso in dodici parti //strofe numerate e ogni strofa consta di dodici versi.
Una precisione matematica, per non dire chirurgica, quella di Tosetti e si può ben immaginare il grande lavoro di costruzione e di rifinitura operato dal poeta, il quale del resto ha dichiarato che il libro è frutto di un lavoro durato tre anni.
L’uso del settenario e dell’ottonario, delle rime, il ricorso talvolta a termini desueti o arcaici, la costante ricerca della musicalità del verso, la commistione tra realtà e fantasia: sono questi a mio avviso gli ingredienti principali del lavoro di Tosetti.
I nove canti s’intitolano: La Casa, La Crepa, La fiducia, Il pericolo, La rabbia, La distruzione, La Crepa Madre, La cerca, Epilogo.
Nella descrizione dell’opera che appare sul sito dell’editore Pietre Vive si legge: «La Crepa Madre di Carlo Tosetti è un’opera ambiziosa per respiro e scrittura. Da una parte recupera la struttura classica del poema, suddiviso in nove canti; dall’altra riaggancia questa struttura a una narrazione di tipo fantastico, rievocando la storia surreale di una crepa viva che perseguita con la propria disturbante presenza prima una famiglia e poi un’intera comunità di provincia. La vicenda, rievocata dal narratore nei suoi ricordi di bambino, si dipana fra atmosfere gotiche o grottesche, attraverso una scrittura immaginifica, elaborata, ma sempre ironica e di taglio esplicitamente landolfiano.».
Ecco che cosa scrive invece lo stesso Tosetti nell’Avviso che introduce l’opera: «Le vicende narrate sono intreccio di fantasia e convinzioni attecchite nel substrato dei miei ricordi. Il paese nel quale si svolgono i fatti è reale ed è uno dei miei luoghi del cuore. Vi sono parchi, strade e vicoli che mi hanno ospitato e cresciuto, personaggi che hanno popolato la mia infanzia, ai quali ho mantenuto il nome proprio e altri immaginari, come inventati sono i ruoli di questi e gli avvenimenti storici entro i quali compaiono. […] Da sempre, e per sempre, questi ambienti e queste persone godono e godranno di uno spazio riservato nella mia memoria.».
Di seguito una breve selezione di testi da La Crepa Madre: trattandosi di un poema, la selezione diventa automaticamente rottura o frattura, il testo viene inevitabilmente smembrato.
Mi auguro che Carlo Tosetti non me ne voglia per aver operato in questa maniera, ma del resto mi è parsa l’unica in grado di poter dare una visione quanto più ampia possibile del libro nello spazio limitato di un blog.

Da II – LA CREPA:

1

I manoscritti antichi,
i tramandati annali,
d’avi racconti orali,
recano d’una Crepa
notizia: viva, rinchiusa,
atea, sta nella Casa;
nel covo della Via Chiesa,
sonni alterna lunghi
a bradisismi pavidi,
talvolta squarcia spelonche;
pentita lei con la luna
la notte, calma sutura.

§

2

Nel quindicesimo, pare,
secolo eretta petrosa
sorse dimora e dipresso
cent’anni un Cardinale,
tal Bettaria che di passo
va verso Como puntando,
lì s’esibì per mostrare
pugnare la forza di Dio
a zotici eretici muti
– sotto riforma la fede
sempre tacere convenne
per scongiurare le pire – .

§§§

Da IV – IL PERICOLO:

1

Tanti lustri rotolando,
riducono le vertebre
agli anziani e allo spazio
la vitale dimensione.
Cercarono i Colombi, soli,
madri ormai le figlie,
d’ognuna germogliati
adesso i propri rami,
la più consona dimora.
Mesti porsero alla Crepa
– lo spirito dei muri –
l’omaggio di saluti lagrimosi.

§

2

L’aria di quei luoghi,
che ambita permane
da quando l’uomo accese
colpi brutali di magli,
e le presse industriali,
monda spira chiamando
su verdi balze i borghesi.
Le solcano i ruscelli
e d’estate la frescura
– ch’esala il mormorio
d’acque fra i silenzi –
l’affanno smorza e la calura.

§§§

Da VII – LA CREPA MADRE:

1

Ancora scemava il tremore
dello scioccante smangiare,
che la biochimica indusse
alle genti, ardite formiche,
un fremito folle, la scossa
– sorge nei covi sventrati –
e pesti seppure sull’ali
nuove di sogni e speranze,
spontaneo nacque sincero
cantiere, perfetto spedale;
con gli strumenti dei campi
s’andò a ricucire un paese.

§

2

A metri duecento soltanto
dal lago, senza fiatare
un anno intero s’attese:
tanti apparecchi piazzati,
tutti con prismi puntuti.
Aghi che tracciano sismi
ronzarono dati che proprio
davvero la Crepa cessò.
Nulla più accadde, dopo
rivenne il vero riposo;
i movimenti nemmeno
già consueti del suolo.

(Carlo Tosetti, La Crepa Madre, Edizioni Pietre Vive, 2020)

Carlo Tosetti (Milano, 1969), vive a Sirtori.
Ha pubblicato in poesia: Le stelle intorno ad Halley (LibroItaliano, 2000), Mus Norvegicus (Aletti, 2004), Wunderkammer (Pietre Vive, 2016), La Crepa Madre (Pietre Vive, 2020), La teoria del transatlantico (Edizioni Cofine, 2022).
Il suo blog personale: musnorvegicus.it

Copertina di Ale + Ale
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