C’è un fuoco da portare – poesie di Christian Tito

Franco Fontana – Puglia, 1978

È uscito da pochi mesi C’è un fuoco da portare, libro dedicato alla poesia di Christian Tito, che inaugura la nuova collana di poesia Perigeion di Edizioni Pietre Vive.
A una recente presentazione bolognese, organizzata e condotta da Francesca Del Moro per Bologna in Lettere, con la partecipazione di Giusi Drago e Nino Iacovella, quest’ultimo, che di Christian è stato un amico fraterno, ha detto che per lui “Christian è stato come il sole”: un sole che ha attraversato, per troppo poco tempo purtroppo, la vita di chi lo ha conosciuto e frequentato, di chi gli è stato amico e di chi lo ha amato.
In occasione della sua morte, così improvvisa e crudele, scrissi: ”Ci mancheranno il suo sorriso e la sua faccia bella di uomo pulito.” perché Christian aveva sì una faccia bella, ma anche un’anima bella.
Era un artista vero (il “farmartista” come amava descriversi con sagace autoironia), dal talento poliedrico: non era solo poeta e chi non ha mai visto i suoi cortometraggi se li vada a cercare (qualcosa in rete si trova) e ne rimarrà sicuramente colpito.
C’è, nelle immagini dei film, la stessa lucida amarezza che pervade la pagina scritta di Christian Tito, c’è lo stesso sguardo attento e indagatore.
Ogni volta che leggo e rileggo i versi di Christian rimango sempre stupito dalla disarmante semplicità della sua scrittura, dai suoi versi così puliti eppure così incisivi, nei quali descrive la fatica del vivere quotidiano, l’amore del padre per i suoi figli, il degrado ambientale, la disumanizzazione di una società nella quale le anime sensibili come la sua si sentono per forza fuori posto.
E altrettanto rimango ogni volta ammirato dalla grande abilità, che gli è sempre appartenuta, nelle chiuse dei testi.
Bene hanno fatto la redazione di Perigeion e l’editore Antonio Lillo a volere fortemente questo libro, che non vuole essere un’antologia, ma che è e resterà un ricordo e un omaggio a un poeta che ha lasciato il segno nel suo breve passaggio sulla terra.
Scrive Giusi Drago nella sua prefazione: “Raccogliere in un libro le poesie di Christian Tito (Taranto, 1975-2018), autore e amico scomparso troppo presto, ha richiesto un complesso lavoro di curatela corale e affettiva: abbiamo riletto i suoi libri e guardato i suoi cortometraggi spinti dal desiderio di darne testimonianza e oppressi da un senso di orfanità. […] Ne è nato un libro che speriamo sfugga a una definizione univoca e sia capace di restituire la fisionomia e la crescita di questo singolare autore che amava definirsi «farmartista». C’è un fuoco da portare non è un’opera omnia e non è nemmeno un’antologia critica – noi della redazione di Perigeion gli siamo stati, e gli siao, troppo vicini. La scelta delle poesie è stata fatta come se si trattasse di accompagnare il lettore lungo un particolare percorso di maturazione umana e letteraria.”
Va segnalato che in copertina è riportata un’opera del pittore Cristiano De Gaetano, anch’egli di Taranto come Christian e anch’egli prematuramente scomparso: due grandi talenti che se ne sono andati troppo presto.
Di seguito una breve selezione di testi tratti da C’è un fuoco da portare.

Da AI NUOVI NATI (2016-2018):

Oggi diciassette febbraio dell’anno duemilaquindici
la terra ruota sotto le nostre suole
e mentre gira e tutti noi giriamo
sento il battito del mio secondo figlio

perso dentro quel ritmo penso al mio amico
che ha un tumore al di sotto del cranio

perso
penso
prego che tra non molto
mani di uomini esperti,
ma spero anche buoni,
estraggano la vita dal ventre di mia moglie
e la morte dal cervello del mio amico

lui di figli ne ha già due
e i padri buoni sono pochi.

§§§

Ho tolto il relitto dal giardino, mamma
impediva all’erba di crescere

questa è la mia casa
qui ci sono i miei figli

ho aperto il cancello e l’ho lasciato andare

È difficile costruire un cancello, sai?
Ancora più che metterci dietro una casa
che sia la tua casa

senza lavoro non c’è mutuo
ma per questa mia casa
c’è voluto un muto lavoro

è stato quello
che mi ha insegnato a parlare.

§§§

Da TUTTI QUESTI OSSICINI NEL PIATTO (2010):

SULLA MIA FEDE

Ho filtrato
chili di sabbia
in estate
tra le mani
e aggrappata
alla mia fede
è rimasta
una formica

mezza morta
intimorita
m’ha cercato
in mezzo agli occhi
il perché di quel tumulto
di cui quasi
non mi accorsi

«così
ogni giorno
anche a me…»

fu tutto ciò che seppi rispondere.

§§§

IL PUNTO IN MOVIMENTO

In questo universo
e a questa latitudine planetaria

ma anche in tutte le latitudini altre possibili

ipotizzare anche altre vite probabili
di altri pianeti e latitudini

in tutti questi punti universali insomma

a essere sani di mente
si rischia di impazzire
e a essere così
splendidamente vivi
ci si sente spesso
tra le braccia della morte

§§§

ISTANTANEA

Tra la tangenziale e l’inferno
in un cubo grigio a molte stelle
l’opportuna sede del meeting sul mercato

ed ecco il mercato in forma di torta
e attorno alla torta molti coltelli
e le figure coi coltelli pronte a scannarsi

un uomo scorre febbrile le diapositive
e febbrilmente cita uno scrittore che scrisse:
«non importa se tu non ti interessi della guerra
perché è la guerra che si interessa di te»

un poeta travestito da loro dipendente scrive:
«non importa se voi non leggete le poesie
perché sarà la poesia a leggervi tutti».

§§§

Da DA DOVE STO SCRIVENDO (2018):

METRO DEVICE

Leggendo l’estensione del dominio della lotta
sulla gialla tra Zara e Maciachini
mi giro a guardare il mio bambino
ha un orecchio scoperto, prende freddo,
glielo copro col cappello, lo accarezzo

quattro uomini di fronte ci hanno visto
siamo noi lo schermo tra gli schermi

osservo i loro volti riempiti da qualcosa
di cui tutti abbiamo sete
stando fuori dal dominio della lotta
stando fuori dal Black Mirror della specie.

§§§

RAPINA NUMERO SETTE IN FARMACIA 63

Sul margine del banco comprendo:
non infilerai quella lama nel mio petto,
tu lo senti che qualcuno mi aspetta,
io, invece, sento che tutto
accade per chi aspetta te.

Così noi ci incontriamo,
non per il terrore di un minuto sospeso,
ma per lo stesso odio che abbiamo negli occhi,
quello rivolto a questo stato delle cose.

Tu vai dicenso mi spiace,
io chiamo la polizia,
ma questa volta ogni cosa è diversa.

(C’è un fuoco da portare, poesie di Christian Tito, a cura di Perigeion, Edizioni Pietre Vive, 2022)

Christian Tito (Taranto, 1975 – 2018) è stato poeta, scrittore, film-maker. ha fondato con Nicola Sisci la società Piccole Cose e diretto con lui i cortometraggi Lo spirito del mare, Tu sei libero, La strada del bruco. Nel 2010 ha firmato da solo il corto USA l’America, resoconto visionario di un viaggio negli Stati Uniti. Nel 2012 realizza il cortometraggio di media durata I Lavoratori Vanno Ascoltati che si avvale anche delle poesie di Luigi Di Ruscio. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Dell’essere umani (Manni, 2005), Tutti questi ossicini nel piatto (Zona, 2010), Ai nuovi nati (I fiori di torchio, 2016). In prosa il romanzo epistolare Lettere dal mondo offeso (L’Arcolaio, 2014), un volume che raccoglie il carteggio con Luigi Di Ruscio. È stato tra i fondatori e redattori del blog di poesia e arte contemporanea Perìgeion.

In copertina: opera di Cristiano De Gaetano

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