Vittoriano Masciullo – Dicembre dall’alto

Asano Takeji - A Bamboo in the Shrine (1953)
Asano Takeji – A Bamboo in the Shrine (1953)

Che cosa hanno in comune tra loro Carmelo Bene, Paul Celan, Euripide, Sigmund Freud e Flavio Giurato? E Pasquale Panella, Amelia Rosselli e Richard Wagner?
Sono una parte degli autori da cui Vittoriano Masciullo ha attinto per i suoi “campionamenti” presenti nel libro (bellissimo, davvero) Dicembre dall’alto (L’arcolaio, 2018).
Masciullo, infatti, nei propri testi inserisce versi, frasi, parole appartenenti ad altri autori ed è lui stesso a usare il termine “campionamenti” nelle note in appendice alla raccolta.
Non siamo di fronte a un banale copia e incolla e neppure a una sorta di patchwork letterario, né abbiamo a che fare con la tecnica del cut-up che abitò le pagine della letteratura dadaista prima e della beat-generation poi.
Ci aiuta a capire di più e ad approcciare nel modo giusto la lettura di questo libro Cecilia Bello Minciacchi, che così scrive nella sua pregevole postfazione:“Se ogni libro è fatto di altri libri, e se – giusto l’assunto sanguinetiano – non possiamo fare altro che citare, tanto nella scrittura quanto nella vita, Dicembre dall’alto di Vittoriano Masciullo sembra per eccellenza un testo di testi altrui, un’opera in cui gran parte delle parole che l’autore pronuncia erano d’altri. Erano perché il processo compositivo è, alla sua origine, chimico: l’appropriazione (debita, indebita, comunque non taciuta, confessa) è di fatto assimilazione. Ossia nutrimento intellettuale, emotivo e psichico, energia verbale.”
Nutrimento intellettuale, emotivo e psichico, dunque: non solo per l’autore, direi, ma anche per il lettore.
Si può dire, riferendosi a un libro di poesia, che è un libro intelligente? Sinceramente non lo so, ma mi sento di poter dire che Dicembre dall’alto è un libro da cui traspaiono con nitidezza, da ogni pagina, l’intelligenza, il ragionamento, il pensiero.
Ecco, il pensiero: in tempi bui come quelli che stiamo vivendo libri come questo rappresentano una boccata d’ossigeno irrinunciabile.
Dicembre dall’alto è un libro che arriva a compimento al termine di una lunga (lenta?) gestazione: è il resoconto di un viaggio interiore, un taccuino di appunti nel quale s’intrecciano psicanalisi, letteratura, scienza. Suddivisa in tre sezioni (Inaspettata, Ueno e Nessuno spiega chirone) la raccolta di Masciullo affascina per la propria complessità.
Non è certo poesia di presa immediata, a volte anzi destabilizza il lettore, incutendo spaesamento anziché indulgere in rassicurazione, lasciando spazi aperti laddove ci si aspetterebbe una chiosa, ma è proprio grazie a queste peculiarità che colpisce.
Una delle raccolte più intense e coinvolgenti lette negli ultimi tempi.

Una breve selezione di testi tratti da Dicembre dall’alto:

consegue
la consegna della vita nelle mani
un posto migliore l’offerta
delle chiavi di una stessa casa
un’epidermide mattutina prima
di consegue un pudore insufficiente
la girata di tacchi poi
lo zodiaco dei perduti
l’armamentario necessario
consegue a me a te
al ricordati consegue
alla strategia di caccia
al no al sipario
e consegue

* * *

dal profondo della
felicità da teca
lustra e mai restituita a sé
brilla il pensiero sul
non noi da
questo arschloch propriamente
detto assenza che solo
ora qui per favore rende
riconoscibile tanta differenza il
viaggio dalla notte di wonder alla
notte di wound in cui non
si ferma più il rumore o quel
vento per la sola presenza delle nostre
notte così infelice e nera
da essere blu e amputato dell’adolescente
un uomo pratica la tassidermia la
sopravvivenza dei corpi non
restituiti il vuoto riconosciuto
in una calma oscura indifferenza
(è dopo che si espande l’acqua tiepida e allaga
membra epiteli organi il glicine fiorito tardivamente)

* * *
lasciamo stare
la punteggiatura le pieghe gli
sguardi obliqui (scatto
non scatto fumi ti giri
verrebbe bene con questa
negli occhi meglio se di profilo anzi un)
limite che finisce sempre in un deserto
senza racconto senza libro speso
in anni tutto non detto nel e infatti
(scoprimmo non si diede la morte
fumiko fuggì in cerca di sopravvivenza
inviò lettere si disse viva senza di lui
passata per solitudine morte presagi
e anche noi)

* * *
c’è un
sospetto dietro
tutte le narrazioni nascoste abitano
lì alcune vittime dell’eliminazione
segreta ma tu che per tutti sei penelope
o elena prometti di non
riconoscere resta tacita non
ma almeno proteggi proteggi
o a che serve se questa è la notte
in cui trucidano i nacht und nebel
anche se la casa è di un altro ora
se è capovolto il mondo
a che è servito tornare
* * *
dunque lettera
riposta nella primavera
e inviata quando sembrava
invece torna la psicolinguistica
in tema di per sempre crudele mese
ti lavai e dove sei ora
carne morta sezionata aperta investigata
per se ci sono vermi
parti grigie tumori a conferma
del lascito d’aria e a che serve
è museo ora anche il numero delle paia
di nel mobiletto all’ e il
ricordi sarò passato di là hai letto
gli invisibili sì je comprends
que cette affirmation puisse
surprendre mais nous avons
la preuve una regolamentazione
eccessiva peut mème risquer
de provoquer la mort e poi ben
sappiamo che è solo paura
l’assenza dell’
e che inizia sempre morendo
poi ora non sarebbe
il caso di finirla spostarsi
restituire

* * *

non avere paura
torna se deve tutto
anche le interiezioni o i gesticolari
polvere di ferro su magneti ridice
sé e cambia il tempo nagel
paixão na carne suturata
compie un giro larghissimo e tutto
le estati il femminile il frammento suicida lingue
morte i resti dell’aeroplano l’intraducibile futuro
vi sono certezze non vi sono certezze tutto se deve
anche l’apparizione il maleviso si ridice in vita
allora impara per favore per pietà
impara a reconhecer o mar
non è più tempo in cui gli alberi si spostavano
e le labbra forti scapole mascelle
ma lo sai puoi pensarlo
anzi compilo ora l’apotrope gridalo
maledetto sia il traditore della patria sua

(Vittoriano Masciullo, Dicembre dall’alto, L’arcolaio, 2018)

Vittoriano Masciullo è nato a Roma nel 1968, vive a Bologna. Sue poesie sono state pubblicate su Private, L’Alfabeto di Atlantide, Versante Ripido, Poetarum Silva e Versodove. E’ presente in Poesie del Navile (ed. Moby Dick, 1997) e nella plaquette E’ così l’addio di ogni giorno (ed. Corraini, 2015, introduzione critica di Niva Lorenzini). E’ tra i vincitori segnalati alla “Biennale Giovani Artisti – Iceberg” di Bologna, nel 1996. Ha vinto il premio “Poesia del Navile – Città di Bologna”, nel 1997. Ha partecipato a “RicercaBo” nel 2014 e collabora alla redazione della rivista di critica e letteratura Versodove.

dicembredallalto

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