Pier Paolo Pasolini a Roma, nel 1967. (Franco Vitale, Reporters Associati & Archivi/Mondadori Portfolio)
La notizia arriva sui giornali il 1° aprile e purtroppo non è uno scherzo.
Hanno devastato il monumento a Pier Paolo Pasolini, all’Idroscalo di Ostia.
Il monumento è situato nell’area dove Pasolini fu rinvenuto cadavere il 2 novembre del 1975, quella stessa area che nel corso degli anni è stata bonificata dai volontari della Lipu fino a diventare un’oasi naturalistica e in cui ha trovato spazio il “Giardino Letterario Pier Paolo Pasolini”.
La notte scorsa qualcuno ha devastato la stele dello scultore Mario Rosati e le lastre di vetro con i titoli delle opere pasoliniane. Poi, evidentemente fiero di questo gesto vigliacco, ci ha pure lasciato la firma. Militia, si fanno chiamare: ce l’hanno con gli ebrei e con gli omosessuali (anzi, con i froci), ma anche con i poeti a quanto pare.
Sullo striscione che hanno lasciato c’è scritto: “Pasolini, ma quale poeta e maestro: frocio e pedofilo, lui era questo!” Eccola lì, la sentenza, inequivocabile, reiteratamente ripetura da oltre cinquant’anni. Pasolini l’immorale, lo schifoso, altro che intellettuale scomodo.
Ammazzato, ingiuriato da vivo e da morto: che cosa direbbe oggi di questa Italia misera, piena di vuoto, paesaggio dall’anima deturpata?
Aveva previsto questo falso progresso: con i suoi scritti, con le sue visioni, con la sua poesia. A qualcosa sono servite le sue parole e verrebbe da chiedersi se oggi (sapete, una di quelle oziose discussioni) esiste lo stesso bisogno di parole e se c’è qualcuno in grado di usare quelle giuste e necessarie.
Quindi: può servire ancora la poesia? Forse sì, non sarà certo un manipolo di violenti (magari con la testa rasata) a zittire la voce dei poeti.
Però vorrei che queste strane creature, i poeti, fossero considerati da vivi: ascoltate quello che hanno da dire, ascoltate anche quelli che non dicono nulla (o che dicono troppo).
Leggeteli, criticateli, amateli, detestateli, ma rispettateli per favore, da vivi e da morti.
Non dedicate monumenti ai poeti: a che serve un monumento? Ai piccioni per depositare il loro guano, a certi poveri di spirito per scriverci sopra il proprio nome oppure TVB o W la figa, a qualche assessore alla cultura per farsi immortalare ad imperitura memoria davanti al busto appena inaugurato.
Non dedicate monumenti ai poeti ribelli: non potranno più ribellarsi a nulla.
Non dedicate monumenti ai poeti rivoluzionari: sono morti perdendola, la loro rivoluzione.
Non dedicate monumenti a Pasolini: un frocio, oltretutto morto ammazzato nel giorno dei morti.
Non dedicate monumenti ai poeti: non potranno nemmeno dirvi grazie.
A Pier Paolo Pasolini
1.
Erba filo spinato e poco lontano, il mare
le spiagge d’estate affollate, a novembre
sono lugubri teatri deserti
palcoscenici ammuffiti e polverosi
qui si conclude la tragedia
va in scena il delitto clamoroso
succulenta portata per mass media.
2.
Qui ti hanno portato e gettato, come
si getta la monnezza nella discarica abusiva
come abusiva è la plastica nei fiumi
abusiva l’intelligenza nell’Italietta post-boom
abusivo il pensiero di chi guarda oltre
ed ogni giorno cerca di saltare le barriere.
3.
Hanno voluto chiudere la bocca, ma
quella bocca continua a parlare.
Se solo ci fosse qualcuno ad ascoltarla!
Se per le strade si potesse respirare
aria di speranza e non questo fetore
di rovina da tardo Impero.
4.
Trent’anni di corse affannate
e ben poco è cambiato.
Se tu ci fossi, ora, ad indagare
fra le trame melmose
dei giochi di potere
avresti le giuste parole
per ritrarre l’orrore
misero e catodico
di questo assordante vuoto.
5.
Mondo derelitto di accattoni
di scribi e faccendieri
eroi del potere analfabeta
ombre scivolose e madide
dove si perdono i sogni
nel suono dei crisantemi.
Alito pesante di benzina
tra i viaggiatori senza meta.
6.
Nuovi gladiatori dai denti d’oro
affollano le strade della capitale.
Il vento del Tirreno si spinge
fino a Roma: parte il motore
per un nuovo ciak arroventato
da girare senza sosta
ma c’è una verità non vana
che si è fermata
per sempre
davanti alla croce di Ostia.
(Enea Roversi, Ottobre 2006)